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IL CORPO MI PARLA di Kapil Pileri

IL CORPO MI PARLA

di Kapil Pileri

Tratto dal libro Un Nuovo Linguaggio per Vivere. Di Avikal Emilio Costantino

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Osservando l’espressione del corpo di chi mi sta di fronte inizia un viaggio dentro di me nel cercare chiarezza in quelle mille sfumature che principalmente percepisco con l’ascolto di tutto il mio corpo, col diventare io stesso percezione, qualche cosa che non ha a che fare con la linearità o con le mappe usate comunemente per cercare di capire o interpretare “l’altro”.

Elemento guida è indagare quello che ricevo e una profonda fiducia, basata sulla costante verifica con la persona con cui lavoro, sia nelle sedute individuali che nei gruppi.

La parte verbale è, ovviamente, quella iniziale. L’attenzione è incentrata nell’invitare l’altro a stare nel momento presente, facendogli notare le generalizzazioni o le omissioni presenti nel suo modo di comunicare e invitandolo ad esplorare l’adesso. E’ in questa fase che, partendo dall’interno, l’attenzione nel percepire l’esterno si sposta da fuori a dentro. In questo processo di assestamento del corpo, ora c’è uno spostamento dal pensare al sentire, dal creare un’ipnosi e un senso di identità, basato sull’identificazione con i propri schemi (emozionali, fisici e mentali) che arrivano dalle esperienze del passato, a una sensazione sentita “ora”. Tale sensazione arriva dal corpo nel suo insieme, da un’interezza, espressa con segnali a volte vistosi a volte sottili.

E’ importante osservare la postura, i movimenti degli arti, il tono della voce. Invitare all’esplorazione dei cambiamenti, nel momento stesso in cui accadono, dalla verbalizzazione all’espressività del viso, il quale inizia a mostrarsi come una maschera che si scoglie. In questo processo cambia il colore della pelle, la sua luminosità, i confini diventano meno precisi, emerge un senso di porosità, tutta la pelle respira all’unisono con i cambiamenti della respirazione diaframmatica. E’ il corpo intero che respira e che si mostra meno rigido e maggiormente fluido, morbido, a volte come sospeso, ma radicato senza resistenze alla forza di gravità. Arrivano in qualche modo segnali che hanno a che fare con la luminosità in generale, con contorni sfumati come in un quadro impressionista, emerge un senso di trasparenza e chiarezza. Gli occhi luminosi smettono di cercare in giro risposte, ma, rilassati e profondi, vedono. E’ evidente la presenza dall’insieme della postura, dei movimenti, del tono della voce e delle parole dette.

Invito ad esplorare, nuovamente, più in profondità, con gli schemi ancora presenti, ma percepiti nell’insieme senza identificazioni. Ciò porta consapevolezza e comprensione nel sentire come la storia personale è addensata nel corpo e influisce nelle forme pensiero, nelle emozioni trattenute nelle diverse parti del corpo, dagli organi ai tessuti. Le parole, i movimenti, la postura, il tono della voce, l’espressività del viso, l’insieme del corpo non mostrano più separazione nel sentire chi siamo veramente nel momento presente: ecco il senso dell’esperienza diretta. Questa fluidità, ariosità, luminosità, mostrano che l’esperienza di essere come l’acqua o come luce sono come dimensioni parallele, ma presenti nello stesso momento in cui l’assoluto è qui sempre nelle sue diverse manifestazioni; si percepisce chiaramente un senso di verità. Il cambiamento d’espressione, da densa e contratta a fluida e vera, si palesaanche in risposta allo spazio esterno, alle distanze dagli oggetti e dagli altri. Tutto rallenta e affiora un senso di unione con lo spazio, il corpo diventa morbido e si muove fluido nello spazio, assorbe e rilascia suoni e odori e movimenti, respirando, cambiando dimensione. C’è un cambiamento percettivo del corpo: da piccolo e contratto diventa della sua grandezza attuale, ecco il passaggio da bambino ad adulto. Vedo i confini di questo contenitore che respirano, contenuto ma non limitato. Posso percepire chiaramente la forza di gravità che, senza sforzo o tensione, scende e porta dolcemente il peso a terra. Sento che la persona ha acquisito la sua verticalità in modo naturale, non guidato da schemi. La verticalità intesa come funzione nel corpo, oltre le strutture appositamente deputate, come la colonna vertebrale che diventa flessibile, mobile.  Essere veramente e semplicemente seduto e percepire come questo senso di sostegno sorga spontaneamente dall’accogliere la forza di gravità nella pancia, nelle pelvi.

Come potere descrivere questo sentire così profondo e vero, questa comunicazione di qualche cosa che è incomunicabile ma sentito nelle viscere, nel cuore e nella mente? Attraverso il mio essere presente percepisco un insieme di sfumature, di vibrazioni, di colori che cambiano. C’è profondità e verità, sento la presenza e l’amorevolezza dell’essere, come descriverlo? Gli occhi fermi, la voce vibrante, la luce trasparente: posso percepirli solo se si mostrano, se sono presenti.  Una sensazione di “incontro” che mostra intimità: quella del comune sentire di Ci Sono, Ora, Sono Qui. A volte è senza un centro, senza un senso di località, altre volte è una densità solida, altre è come una brezza, si mostra proprio così. Esplorare anche lo spazio che si richiude e vedere un ritorno alla densità, alla carne che diventa di nuovo carne, ma che ha bevuto e si è rinfrescata con la vera natura, si è rigenerata e ha potuto lasciare andare schemi, che comunque servono ancora. Qualche cosa rimane di nuovo in quella connessione con se stessi: un pochino meno maschere e tensioni fisiche, maggiore consapevolezza nelle parole, nell’esprimere al mondo, con gli occhi e il volto, il senso dell’essere. Esplorare l’essere che si mostra. Emerge un senso di malinconia nel provare ad esprimere l’inesprimibile, quell’incontro appunto, che è il primo e vero impulso del comunicare.

 

Kapil Pileri, in “Un nuovo linguaggio per vivere”, 2017, Avikal Costantino, Ed. Il mio libro selfpublishing

Puoi acquistarlo, sia in versione cartacea che come ebook, su questo link: http://ilmiolibro.kataweb.it/libro/saggistica/342792/un-nuovo-linguaggio-per-vivere-3