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di Barbara Salvaro
E’ da qualche anno che, come operatrice di Biodinamica Craniosacrale (BCS), collaboro con associazioni e centri che si occupano delle persone con difficoltà soprattutto scolastiche (attenzione, concentrazione, memoria, dislessia, disgrafia, disortografia, discalculia).
Giusto per un’informazione veloce riporto una breve definizione:
La DSA (Disturbo Specifico dell’Apprendimento) comprende varie difficoltà: DISLESSIA, DISORTOGRAFIA, DISGRAFIA e DISCALCULIA. Tali difficoltà non possono essere ricondotte a insufficienti capacità intellettive, a mancanza di istruzione, a cause esterne o a deficit sensoriali. La dislessia viene definita in medicina come un disturbo neurologico caratterizzato dalla difficoltà più o meno grave di decifrare un testo scritto, che arriva fino all’incapacità di leggere e comprendere un intero scritto, pur comprendendo ogni singola parola. La sua principale manifestazione consiste nella difficoltà che hanno i soggetti colpiti a leggere velocemente e correttamente, e spesso anche ad elaborare e comprendere quello che leggono, soprattutto nella prestazione di lettura ad alta voce.
Nei centri per DSA le persone vengono sostenute attraverso la collaborazione di più figure professionali, che intervengono in base alle necessità specifiche, ad esempio con la psicomotricità, psicopedagogia, strategie di apprendimento (che nel caso dei bambini si svolgono attraverso il gioco, mentre per i ragazzi sono esplicitati in esercizi, mappe mentali, ecc.) come il Percorso di Orientamento Piccoli-DIS (Diverse Intelligenze Speciali) per l’intelligenza visuo-spaziale.
La BCS si inserisce in questo quadro di collaborazione apportando le sue specifiche qualità di sostegno alla Salute, sia integrando attraverso il corpo gli stimoli che vengono dati con le altre discipline, sia aiutando la persona a tornare in contatto con le forze della Salute e con quei ritmi naturali che guidano l’innata capacità di riorganizzazione globale.
Nello specifico, nel lavorare con i bambini (e le loro famiglie) che mi venivano inviati mi sono accorta che alla base c’erano dei traumi non risolti, di varia natura, avvenuti alla nascita. Le cause possono essere molteplici: da travagli molto veloci o eccessivamente lunghi, a cesarei, fino a complicazioni che hanno portato alla necessità di ricovero in unità di terapia intensiva neonatale. Su questi si sono successivamente aggiunti traumi a livello emotivo dal momento dell’ingresso a scuola. Momento in cui si sono evidenziate le difficoltà. Parlo di trauma emotivo perché tutt’ora passa un notevole lasso di tempo dal mostrarsi delle difficoltà, al realizzare di che tipo di difficoltà si tratta e all’arrivare ad avere l’aiuto corretto. Tempo in cui il bambino si sente inadeguato, stupido, sbagliato, e chi più ne ha più ne metta. Aggiungendo la variabile delle difficoltà dei genitori quando si rendono conto delle difficoltà del figlio.
Ho incontrato un solo bambino la cui sfera emotiva non era compromessa, perché era figlio di genitori dislessici, che erano stati in uno di questi centri a loro volta, e che quindi conoscevano il tema e l’hanno sostenuto senza che identificasse la dislessia come una carenza di valore di sé.
Con questi bambini e ragazzi mi è stata particolarmente utile la formazione che ho fatto in Spagna, con Bhadrena Tschumi e Kavi Gemin, di BCS Pediatrica che mi ha dato un background tale da aiutarmi ad orientarmi. I principi fondamentali appresi in questo percorso, come il rispetto dei tempi del bambino, il rallentare, la fiducia nella Marea, mi hanno aiutata ad essere di sostegno per il percorso di queste famiglie.
E’ una sinergia ottima, la BCS e il lavoro specifico dei centri DSA, perché si interviene sia a livello corporeo che emotivo. I bambini e i ragazzi seguiti in entrambe le dimensioni si vedono letteralmente rifiorire, illuminarsi e riaprirsi al mondo con un sorriso.
E poi c’è la magia del contatto di questa nostra meravigliosa disciplina: per queste persone ricevere un contatto amorevole, gentile, non giudicante, spazioso, quieto… è come ricevere un balsamo per le ferite dell’anima.
Ricordo Samuele, un ragazzo di 15 anni, che mi era stato inviato perché non riusciva a coordinare le due mani. Perfino nel momento in cui gli avevo teso la mano per salutarlo, quando ci avevano presentati, non era riuscito a prenderla perché voleva darmi la destra e invece si è mossa la sinistra. Era timidissimo, vessato da queste sue difficoltà fisiche. Abbiamo lavorato insieme per cinque mesi. Dopo le prime sessioni abbiamo integrato con la riattivazione dei percorsi neurali al centro per DSA. E’ stato meraviglioso vederlo sempre più sicuro di sé, è migliorato in tutte le materie a scuola, la postura è cambiata completamente, e finalmente… sorrideva.
Dal punto di vista emotivo ho visto che si può avere una sinergia altrettanto bella. Come nel caso di Lucia, una bambina dislessica di 8 anni con un rapporto fortemente simbiotico con la mamma, molto sensibile, quasi sensitiva. Era nata con un cesareo programmato, per ragioni di salute importanti, e la mamma mi diceva che “era nata che stava dormendo”. Lavorando con lei nelle sessioni mi sono resa conto che in qualche modo… non si era accorta di essere nata. Era rimasta completamente aperta e recettiva, come il feto che ha bisogno di esserlo per ricevere nutrimento dalla madre. Abbiamo lavorato principalmente su questo aspetto nelle nostre sessioni e nel percorso fatto insieme al centro per DSA questo suo diventare indipendente e autonoma è stato di grande aiuto. La madre aveva le lacrime agli occhi mentre mi raccontava quanto fosse maturata.
Mi sono anche resa conto di una cosa, che ignoravo completamente… quando c’è una difficoltà nell’attività del corpo calloso, correlata a tensioni craniche, per cui la persona usa sì entrambi gli emisferi, ma non contemporaneamente (cosa che serve per leggere e per la comprensione della lettura), la normalizzazione del sistema CS non basta.
Servono poi esercizi specifici per far creare nuove connessioni neurali. E’ come stendere per bene l’impianto elettrico, i cavi, ma poi serve farci passare la corrente. Altrimenti non c’è beneficio.
Mentre, dal punto di vista del centro DSA, questo “passaggio” è facilitato, perché è molto più semplice e veloce lavorare con un bambino i cui emisferi hanno la possibilità fisica di collaborare in modo naturale. Le tecniche e gli esercizi che fanno svolgere, compreso il Brain Gym, sono più efficaci e vengono integrati in modo più agevole.
Secondo me, alle persone che presentano degli sbilanciamenti nelle dinamiche del cranio, anche se non hanno altre problematiche, una volta terminato il bilanciamento delle strutture craniche è una buona pratica dare degli esercizi di Brain Gym.
Il “Brain Gym” è il metodo creato dal Dr. Paul Dennison, psicopedagogista e kinesiologo americano, e dalla moglie Gail Dennison. Si tratta di una serie di 26 esercizi o attività (in parte movimenti, in parte posizioni statiche e in parte pressioni su alcuni punti del corpo) che stimolano il funzionamento di specifiche aree e funzioni cerebrali.
Per me è stata e continua ad essere una gioia lavorare in questo ambito. Mi sento onorata di poter unire le competenze della BCS alle competenze di professionisti della DSA (ho incontrato persone molto preparate e competenti, con un cuore d’oro) e veder fiorire questi ragazzi.
Barbara Salvaro
Operatrice di Biodinamica Craniosacrale, vive e lavora a Verona, formata con la scuola Craniosacral Training Associazione MU, l’International Institute of CranioSacral Balancing e l’Accademia Olistica del Villaggio Globale.
Collabora con centri DSA per i bambini con disturbi dell’attenzione e difficoltà di apprendimento.
Socio fondatore dell’associazione culturale La Nuova Stella.
Socio Conacreis – Membro ROICS – Socio Professionista A.CS.I.
Cell. 392 0758953
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