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BIODINAMICA CRANIOSACRALE: CONTATTO & ASCOLTO DI SE’ E DELL’ALTRO

BIODINAMICA CRANIOSACRALE:

CONTATTO & ASCOLTO DI SE’ E DELL’ALTRO

 

 

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foto: Chiara Zanchetta

 

Indugiando nella felicità – Mary Oliver

 

Quando piove dopo una lunga siccità

sotto gli alberi rimane fresco, nascosto e pulito;

là il bagnato, novello sposo della gravità,

cade di ramo in ramo, di foglia in foglia, giù fino a terra

dove scompare, ma non certo per svanire,

se non ai propri occhi.

Le radici della quercia ne avranno la loro parte,

e i chiari fili d’erba, e i cuscini di muschio;

alcune gocce, tonde come perle, rotoleranno nella galleria della talpa;

e presto tanti sassolini sepolti da migliaia di anni

si sentiranno toccare.

 

 

CONTATTO:

Tra le varie definizioni di contatto trovate nei dizionari, “inizio di una conoscenza” si presta bene al significato che diamo del contatto nella disciplina cranio sacrale. Quando il contatto si rivolge a noi stessi – es. come orientamento iniziale al nostro sistema oppure come auto-trattamento – è l’inizio di una conoscenza con noi stessi.

Ed è sempre un inizio perché ogni volta è diverso, ogni volta noi siamo diversi.

Quando il contatto si rivolge al partner che riceve la sessione, è conoscenza dell’altro e ancora di me stesso, questa volta me stesso in relazione all’altro.

 

Il contatto fisico è la forma di comunicazione più primitiva, sia dal punto di vista filogenetico (la nostra storia come specie umana) sia ontologico (la nostra storia come individui). Alla nascita il tatto è il senso più sviluppato ed è attraverso l’esperienza di contatto fisico che sviluppiamo il nostro Sistema Nervoso (SN)[1], organizziamo il pensiero, costruiamo relazioni e legami interpersonali, e sviluppiamo il senso dello spazio e del tempo, grazie ai ritmi di coccole, essere tenuti in braccio, carezze, separazioni. Nei neonati privati del contatto fisico il SN non si sviluppa in modo equilibrato. Il contatto fisico e le carezze permettono la crescita dei bambini prematuri.

 

Toccare fa parte della comunicazione non verbale. E’ una forma di comunicazione potente e immediata – attraverso il contatto passano emozioni, stati d’animo, intenzioni. E’ regolata diversamente da cultura a cultura.

 

“Un contatto leggero invita l’anima a risalire alla superficie per incontrare le dita che la toccano.” Hugh Milne (1995)[2]

 

 

ASCOLTO:

Cercando invece la parola ascolto emerge[3] in particolare il suo significato psicologico: è uno strumento dei nostri cinque sensi per apprendere, conoscere il tempo e lo spazio che ci circonda e comunicare con noi stessi e il mondo circostante. L’ascolto è un processo psicologico e fisico del nostro corpo per comunicare ai nostri neuroni, cellule del cervello, che li traduce in emozioni e nozioni.

Normalmente l’ascolto è associato al senso dell’udito. Nella CS forse possiamo dire che il senso più coinvolto nell’ascolto è il tatto. Certo, udiamo e ascoltiamo ciò che l’altro ci dice, ma poi è l’ascolto con le mani la parte fondamentale dell’incontro CS. Addirittura Sutherland parlava di “dita pensanti”. Quindi dita-mani che ascoltano, pensano, vedono, odono, annusano.

Nella seduta CS – in contatto con il qui e ora – ascoltiamo il corpo e lo spazio che lo circonda, in l’interazione con i ritmi del Respiro della Vita. Ascoltiamo creando spazio dentro di noi, affinché il nostro ascolto possa essere aperto a ciò che è, così com’è. Invitiamo spazio nel sistema del ricevente e ascoltiamo la risposta.

 

E’ attraverso questo contatto che possiamo davvero ascoltare, ascoltare noi stessi, ascoltare quello che il sistema dell’altro vuole esprimere, ascoltare senza interferenze, ascoltare con curiosità, ascoltare con umiltà, ascoltare “l’imponente e grandiosa Intelligenza all’interno del sistema umano” (Franklin Sills, 2001)[4].

 

CONTATTO & ASCOLTO di SE STESSI

 

Il del nostro lavoro riguarda l’ASCOLTO. L’ascolto richiede quiete e umiltà, pazienza e fiducia. Richiede anche di imparare ad ascoltare noi stessi, prima di poter veramente ascoltare l’altro. Per poter ascoltare la sofferenza e la forza dell’altro, devo imparare ad ascoltare la sofferenza e la forza che sono dentro di me.

 

Il contatto con se stessi e l’ascolto di se stessi permettono un vero incontro con l’altro.

Ciò che ci può aiutare nel contatto e ascolto di sé è stabilire un rituale di contatto. Il rituale è un atto ripetitivo che ci può aiutare a creare lo spazio adatto a contattare ciò che sono venuto a incontrare: l’espressione del Respiro della Vita.

Il rituale ci permette di assestarci nel corpo fisico e poi di muoverci verso il contatto con il nostro corpo fluido, sospeso nel vasto campo del corpo delle maree. Un processo di continuo contatto e ascolto, gentile, spazioso, aperto, accogliente, non giudicante.

 

Quando poi ci apriamo al contatto con l’altro, nell’ascoltare il suo sistema, restiamo in contatto con noi stessi, centrati. Sviluppiamo un ascolto afferente, rimaniamo in noi stessi, lasciamo che le informazioni arrivino dal ricevente a noi.

 

“Per ascoltare bisogna svuotarsi, essere disponibili a ricevere senza aspettative e senza giudizi, pronti a lasciarsi stupire. Un ascolto di qualità richiede che l’attenzione sia diretta non solo all’altro, ma anche alla propria interiorità. Chi ascolta deve saper restare concentrato sulle sensazioni, sui sentimenti e sulle intuizioni che emergono dentro di sé, perché è proprio questa la chiave che gli consente di entrare in risonanza con l’altro.” Frank Ostaseski (2005)[5]

 

CONTATTO & ASCOLTO dell’ALTRO

 

Il contatto con l’altro e il suo ascolto avvengono ancora prima che si sdrai sul lettino e riguarda il modo con cui lo accogliamo, le domande che gli facciamo, dove lo accogliamo (un ambiente più o meno accogliente): tutto ciò permette al cliente di potersi affidare a noi con fiducia.

 

Nel processo di contatto fisico con l’altro, stabiliamo un campo di relazione con il cliente attraverso parole, contatti fisici condivisi e feedback reciproco.

 

Nell’assestarci nel contatto fisico portiamo attenzione alla distanza fisica ed energetica, l’attenzione a non essere troppo vicini né troppo lontani e aperti alla percezione propria e del cliente rispetto a questo.

 

Attraverso il tocco, il contatto, si stabilisce una relazione più intima. Il tocco e la distanza sono due aspetti che ci permettono di valutare ed assestarci nel campo relazionale.

E’ importante che il processo di contatto fisico sia graduale, sia nell’entrare in contatto sia nel lasciarlo.

 

“Dovete ascoltare attraverso le mani, non con le mani…” Franklin Sills (2001)

 

LE POTENZIALITA’ DEL TOCCO CRANIOSACRALE:

 

Il tocco che impariamo ad usare nella CS è un tocco particolare, sempre leggero e non invasivo, capace di adattarsi alle richieste del sistema, capace di orientarsi a livelli specifici, capace di dialogare in profondità con il sistema.

E’ un tocco amorevole in modo neutrale. Così come i bambini hanno bisogno di essere toccati amorevolmente per sviluppare il senso di fiducia in sé, anche per gli adulti un tocco che veicola il senso di amore incondizionato è estremamente nutriente e balsamico. Il tocco è nutrimento per il SN non solo per i più piccoli, ma anche per i grandi. Questo tipo di tocco sostiene il processo di regolazione del sistema limbico – coinvolto nella gestione delle emozioni – e delle funzioni del SN autonomo. Essere toccati stimola la comunicazione fra i due emisferi cerebrali e il tocco leggero in particolare stimola l’emisfero destro, che generalmente corrisponde alla mente intuitiva, che va oltre l’analisi razionale, è fonte di ispirazione, ed è non verbale. Questa parte ci mostra cosa fare presentandoci simboli, immagini e metafore e funziona attraverso schemi di pensiero creativo, configurazioni spaziali e visualizzazioni.

 

Essere toccati permette di acquisire senso di sé, di come ci sentiamo, dei propri confini, con ricadute positive sulla propria auto-consapevolezza e nella capacità di relazionarci agli altri.

Robert Fulford[6] (osteopata allievo di Sutherland) parla di tocco che libera la capacità di auto-guarigione e sottolinea come l’intenzione del tocco sostenga il cambiamento.

 

“L’atto di ascoltare è completo in se stesso; il semplice atto di ascoltare porta con sé la libertà. Ma a voi interessa veramente ascoltare? Oppure quello che vi importa è intervenire per tentare di modificare la confusione che vi portate dentro? Se ascoltaste… cioè se vi rendeste conto delle vostre
contraddizioni, dei vostri conflitti, senza preoccuparvi di costringerli a entrare in un particolare schema di pensiero, forse questi finirebbero.

Vedete, noi stiamo sempre cercando di essere qualcosa, di raggiungere uno stato particolare; vorremmo fare determinate esperienze ed evitarne accuratamente altre. Ma in questo modo la nostra mente rimane sempre occupata, non è mai tranquilla, non è mai in grado di ascoltare il rumore delle sue lotte e delle sue pene. Siate semplici… non cercate di diventare qualcosa o di aggrapparvi a qualche esperienza.” Krishnamurti[7]

 

 

 

Materiale a cura di

Elisabetta Premdasi Pesce

Giannina Samadhi Sanzovo

Chiara Zanchetta



[1] Pelle e SN prendono entrambi origine dallo stesso foglietto embrionale, l’ectoderma. I foglietti embrionali rappresentano la prima differenziazione che avviene nell’embrione che porta alla formazione di 3 strati cellulari (ectoderma, endoderma, mesoderma). Da ogni foglietto prenderanno origine strutture, tessuti e organi differenti.

[2] “The Heart of Listening. A visionary approach to Craniosacral Work.”, North Atlantic Books

[3] Wikipedia

 

[4] “Craniosacral Biodynamics” vol. 1, North Atlantic Books

[5] “Saper accompagnare. Aiutare gli altri e se stessi ad affrontare la morte.”, Mondadori

 

[6]Da una lezione di Kavi Gemin (osteopata, insegnante Biodinamica CS), “Il tocco neuro affettivo”, presso Convegno Nazionale ACSI.