Articoli

Articoli

Anatomia esperienziale: Incontri con gli studenti del Corso di Laurea in Infermieristica. di Stefania Avoni


In tutte le lauree sanitarie l’anatomia e la fisiologia sono discipline di base considerate propedeutiche allo studio di tutte le patologie e le situazioni cliniche assistenziali che gli studenti devono affrontare nel loro percorso di studi.

L’idea di proporre un corso di “Anatomia Esperienziale” a studenti di infermieristica, è nata pensando al fatto che aumentare la consapevolezza del proprio corpo, in coloro che lavorano a contatto quotidiano con quello di altre persone, li avrebbe aiutati a riconoscere in modo più efficace ciò che accadeva e quindi, avere strumenti per fornire migliori risposte assistenziali.

La possibilità di percepire come funzioniamo, quali strutture sono coinvolte, come interagiscono e comunicano tra loro, come vi sia continuità delle diverse strutture, organi e apparati nel nostro corpo, come le parti che sentiamo in modo diverso o alle quali prestiamo meno attenzione siano le zone che invece hanno per noi significati e vissuti spesso dimenticati e che cosa questo avrebbe potuto significare per degli infermieri era un quesito che da subito era emerso durante le discussioni.

L’anatomia esperienziale è la possibilità di percepire attraverso esercizi specifici le strutture anatomiche che normalmente si studiano sui testi o si vedono negli atlanti.

Con questo termine si intende la conoscenza diretta interna e propriocettiva del corpo. E’ una conoscenza che avviene, come spiega il nome stesso, attraverso l’esperienza.

Questo approccio si differenzia profondamente da un tipo di conoscenza solo cognitiva del corpo che si basa unicamente su osservazioni esterne, indirette e visive come succede nello studio dell’anatomia tradizionale.

Bonnie Bainbridge Cohen è la persona che più di altre ha contribuito a un processo di organizzazione di queste esperienze, integrandole poi nelle forme della scienza biologica occidentale. Bonnie, insieme con i suoi collaboratori, ha infatti passato gli ultimi venti anni a riesplorare sistematicamente il corpo per verificare i rapporti tra l’anatomia cognitiva e l’esperienza personale, al fine di ritrovare con quest’ultima gli enunciati della prima, ma soprattutto rivisitare determinate concezioni anatomiche alla luce di elementi esperienziali.

Molti altri hanno seguito la sua strada tra cui Andrea Olsen (al cui testo si è fatto riferimento per l’organizzazione di questi incontri) che in quanto ballerina e coreografa, ha utilizzato questo approccio per riuscire a trarre il massimo dalle capacità sue e dei suoi ballerini.

Nell’esperienza condotta con gli studenti del Corso di Laurea in Infermieristica, l’obiettivo era quello di valutare quanto questi incontri avrebbero fruttato in termini di apprendimento e di aumento della consapevolezza del singolo.

La proposta è stata condivisa con tutto il gruppo classe del terzo anno di corso, spiegando le finalità della sperimentazione in modo da raccogliere i nominativi dei volontari che avrebbero aderito all’iniziativa.

Gli studenti che hanno dato la loro disponibilità sono stati 14, per motivi logistici due studenti non hanno nemmeno iniziato e un altro si è dovuto ritirare dopo i primi incontri, gli altri 11 (5 maschi e 6 femmine)invece hanno seguito con assiduità il corso.

All’inizio dell’esperienza è stato consegnato agli studenti un quaderno con la richiesta di riportare, una volta terminato il singolo incontro, le loro impressioni in particolare gli aspetti che avevano apprezzato di più e quelli invece da rivedere, oltre a questo, in alcuni casi venivano date dal conduttore, indicazioni per lavori da svolgere individualmente in preparazione ai momenti successivi.

Ogni singolo incontro era così strutturato: l’appuntamento era previsto dopo la pausa pranzo con inizio alle ore 14; dapprima si eseguivano alcuni esercizi per creare l’ambiente adatto ad iniziare i lavori sul proprio corpo, semplici esercizi fisici o di rilassamento condotto, poi seguiva una breve parte teorica per richiamare gli aspetti conoscitivi delle strutture anatomiche trattati supportando le spiegazioni anche con l’utilizzo di manichini, atlanti, varie parti dello scheletro; di seguito veniva condotta la parte di esplorazione e riconoscimento di quelle stesse strutture all’interno del proprio corpo; in alcune situazioni dopo questa prima fase di lavoro su di sé, venivano proposti momenti a due con l’obiettivo, da una parte di riconoscere le parti esplorate sul compagno e dall’altra per chi riceveva, la possibilità di percepire in una situazione di completo rilassamento le stesse strutture grazie al tocco delle mani dell’altro. Prima di concludere l’incontro, ognuno esprimeva ciò che aveva sentito e provato.

In 2 mesi, sono stati organizzati 18 incontri della durata media di un’ora e sono stati trattati argomenti che partivano ad esempio dall’atteggiamento nel confronto del corpo, la misurazione del corpo, lo scheletro assile, fino ad arrivare al cranio mandibola e ioide, alle emozioni. Durante l’ultimo incontro, grazie alla collaborazione di colleghi esperti nel trattamento cranio sacrale, abbiamo aiutato gli studenti ad approcciarsi alla percezione del ritmo cranio sacrale, allo stesso modo con cui gli avevamo insegnato a rilevare i parametri vitali. Questo aspetto è stato vissuto in modo molto positivo da parte del gruppo infatti è aumentata la curiosità e l’interesse verso questo ed altri approcci come strumenti per il benessere della persona. Il gruppo di formatori presenti a questo ultimo incontro, si è reso conto di quanto il percorso condotto di anatomia esperienziale, avesse facilitato gli studenti ad entrare in quello spazio di ascolto consapevole richiesto nell’approccio cranio sacrale.

Terminato il corso sono stati condotti incontri individuali con ogni partecipante per analizzare l’esperienza in termini di gradimento e di risposta al quesito iniziale, a tutti è stato chiesto di produrre una breve relazione con sintesi e riflessioni personali sull’esperienza vissuta.

Dalle considerazioni espresse degli studenti emerge che, tutti hanno iniziato con curiosità ma anche con scetticismo l’esperienza proposta con l’idea di valutare dopo i primi incontri se portarla avanti o meno, è stato apprezzato il clima che si è riusciti a creare, di accoglienza e di disponibilità all’ascolto reciproco, cosa che ha giocato a favore nel predisporre le persone ad entrare in spazi di ascolto di sé e dell’altro non consueti.

Alcuni studenti hanno sottolineato come a poco, a poco siano riusciti ad esplorare le varie strutture corporee affinando le capacità di percezione e migliorando la consapevolezza della possibilità di utilizzare un ascolto “interno”.

E’ emerso come il rilassamento sia la strada per incontrare, scoprire e riconoscere alcune parti di noi stessi che normalmente non consideriamo o utilizziamo senza prestarci attenzione: percepire ciò che c’era è stato un modo molto efficace per sviluppare anche la capacità di ascoltare e di mettersi in relazione con gli altri nei momenti di lavoro a due.

In particolare ciò che tutti i partecipanti hanno sottolineato, è stato un “cambiamento” , con modalità molto diverse da singolo a singolo.

La consapevolezza di tale “cambiamento” è avvenuta anche successivamente alla fine dell’esperienza, la maggior parte degli studenti lo ha legato alla diversa percezione del corpo che ognuno di loro è riuscito a sviluppare.

La possibilità di fermarsi per un tempo dedicato ha permesso loro di trovare e sperimentare strumenti per aumentare la consapevolezza sia per riconoscere le parti del corpo ma anche e soprattutto per percepire l’unicità del lavoro tra il corpo fisico e la psiche; questo è emerso in particolar modo quando al termine del corso si è condotto l’incontro sulle emozioni.

Il lavoro con l’altro e sull’altro ha permesso il riconoscimento del proprio spazio e della propria individualità. Il rispetto reciproco ha fatto nascere un clima di fiducia e accoglienza dove ognuno ha potuto esprimersi ed ascoltare in modo consapevole le sensazioni che emergevo dal corpo.

Anche se particolari aree di criticità non sono emerse, tutti gli studenti hanno sottolineato il fatto che solo verso la fine hanno riconosciuto ed apprezzato la sequenza degli incontri così come proposti, infatti si sono resi conto che tale approccio ha permesso di entrare a poco a poco nella loro parte più profonda, rendendo efficace il lavoro.

In conclusione tutti sono stati concordi nel dire che non solo varrebbe la pena riproporre negli anni futuri, tale iniziativa ma che i risultati raggiunti sono stati oltre le aspettative anche se diversi per ognuno.

In conclusione ritengo che l’esperienza abbia dato a tutti, non solo nuova consapevolezza ma anche motivo di riflessione su quanto conosciamo noi stessi. Emerge invece quanto abbiamo bisogno di fermarci e trovare spazi e momenti dedicati per cominciare o ricominciare ad essere presenti a noi stessi.

BIBLIOGRAFIA

Olsen A. Anatomia esperienziale, 2002, Edizioni Red Milano.

Netter F.H. Atlante di anatomia umana, 2004, Masson.

Anonimo. Intervista a Jader Tolja, Risorse Area Pubblica – Articoli – Formazione: Anatomia Esperienziale – Disponibile al sito http://www.craniosacrale.it

Nascè F. Anatomia esperienziale. Area Pubblica – Articoli – Formazione: Anatomia Esperienziale – Disponibile al sito http://www.craniosacrale.it

Presentazione Stefania Avoni:

Vivo nella provincia di Treviso, sono infermiera dal 1985 e da 13 anni lavoro come tutor al Corso di Laurea in Infermieristica dove seguo gli studenti nella preparazione tecnico operativa durante il tirocinio, dal 2004 svolgo un incarico di docente a contratto per l’Università di Padova.

Sono operatrice cranio sacrale dal 2007, formata con l’Associazione Mu. In occasione del training ho sviluppato particolare interesse all’approccio esperienziale nello studio dell’anatomia. Da qui ho cominciato un percorso per gestire, con gli studenti di infermieristica, incontri per sviluppare con loro un approccio consapevole allo studio dell’anatomia.