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IL KOAN DELL’AMORE di GANGA CORDING

IL KOAN DELL’AMORE

di GANGA CORDING

pubblicato su “OshoTimes” Germania

Non posso dire cosa sia l’amore, ma posso sentirlo e viverlo. L’amore è un paradosso e i paradossi sono sorprendenti e anche ci confondono. Richiedono intelligenza e creatività. L’amore chiede di incontrare l’altro – che sia una persona, un animale, un albero, o un sasso – con piena consapevolezza e con tutti i sensi.
L’amore è vivo, fresco, accade sempre in questo momento, non può essere controllato. Non ci puoi fare affidamento, viene e va, esce da tutte le regole. Lo desideriamo eppure quando bussa alla porta, scappiamo via. ED è la più bella cosa che esiste: un vero koan.

Nel 1977 chiesi ad Osho: “C’è una differenza fra disciplina interiore e amore?” e lui iniziò a rispondere mettendo insieme nuove regole per il concorso di Miss Universo: tutti i sensi dovrebbero essere egualmente coinvolti, non solo gli occhi; la democrazia di tutti i sensi non la dittatura di un senso solo. E’ un’idea abbastanza divertente immaginare le ragazze che vengono annusate e che presentano non solo i loro corpi ma anche le loro voci…
Profondamente dentro di me avevo sperato che mi dicesse: “si, c’è una differenza” e che mi passasse la chiave magica che risolvesse il caos del mio amore. Ma ho sempre saputo che questa disciplina interiore sarebbe stata la chiave per l’amore e che non c’era altra strada che imparare questa disciplina interiore. Che significava aprirsi, che significava affrontare molto dolore, e lasciar andare idee e sogni. Ma lentamente le cose si sono alleggerite. Essere da soli non voleva più dire che qualcosa era andato storto. La dipendenza dagli altri cominciò a diminuire. Addirittura iniziai ad amare me stessa – che non era parte della mia educazione – e a godermela senza nessuna ragione.
A un certo punto un cambiamento iniziò, dal volere avido seguito da disappunto a una gentile apertura verso ciò che effettivamente è, e prenderne parte da sola o insieme a qualcuno; una inesauribile fontana di è-ssere, di gioia. Ma non c’è questione: condiverla con qualcuno è la crema sul dolce.

L’amore appare a ciel sereno se esiste un’apertura in grado di apprezzare ciò che il momento porta, se niente ha bisogno di essere escluso, se non viene chiesto niente di impossibile. Questa apertura è amore, è espressione di una sensibilità molto fine verso il momento – non un’emozione speciale.
Sensibilità e aggressione non vanno insieme, piuttosto una potente impotenza di fronte agli eventi. O per dirlo in un altro modo: in amore il valore di io e te è bilanciato, non c’è rivalità, non c’è mettere se stessi o l’altro sopra o sotto. Tutto e qualsiasi cosa sono parte di un insieme più grande e può essere esperienziato direttamente nell’essere uno con esso; potresti dire che uno cresce oltre se stesso mentre si dissolve al tempo stesso: unio mystica in azione.

Leggendo quello che ho scritto vedo l’amore come una dichiarazione di meditazione, essere vigili verso ciò che è e agire in accordo.
Non volere niente di diverso da ciò che è richiede coraggio e questo coraggio è anche un’espressione dell’amore. Vedo questo continuamente nei ritiri di Satori quando i partecipanti lavorano con il koan “Cosa è l’amore?”. Quando la nuvola rosa esplode, mamma, papà, fidanzato, fidanzata sono stati esplorati e le idee RIGUARDO all’amore sono esaurite – come dire che tutto è sceso giù dal tubo di scarico – da questa totale disillusione molto lentamente cresce un coraggio di guardare cosa E’, di essere QUI, senza nessuna idea di come e di cosa dovrebbe essere. In questa esperienza diretta di cosa è, L’AMORE E’. E allora non è raro che lacrime di gratitudine scendano mentre si mangia una mela, che prendendo un respiro si è in meraviglia, che gli uccelli non abbiano mai cantato così meravigliosamente prima, e il partner è dio personificato. E allora non è solo rosa, è un caleidoscopio.

Amore è essere vivi, prendere parte senza paura, dare e ricevere, essere nel flusso con se stessi e con gli altri; la più bella cosa che ci sia.

Per finire lasciami raccontare la storia del re e dei suoi tre figli per il suo regno:
Il re voleva trovare il giusto erede. Seguendo i consigli dei suoi saggi dette a ognuno dei suoi figli alcuni semi con le parole. “Me li dovrai restituire quando torno” e partì per un viaggio.
Il primo chiuse i semi in una scatola: marcirono.
Il secondo li vendette al mercato e ne comprò di nuovi al ritorno del padre; non erano gli stessi che gli erano stati dati.
Il terzo li piantò nel giardino e raccolse semi freschi al ritorno del padre.
Puoi indovinare tre volte chi divenne l’erede.

Ganga conduce ritiri di Satori.
www.Satori-retreat.com
gangasat@gmx.net

traduzione Chiara Zanchetta