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CINQUE PORTE PER LA MEDITAZIONE di Ganga Cording

Sorseggiando una tazza di tè in giardino stamattina,

guardando il vapore che sale mosso dalla brezza gentile,

mani avvolte attorno alla pancia della tazza, assorbendone il calore,

odorando la fragranza in attesa del sapore,

liquido dorato che scorre lungo la gola trasportato dal movimento della deglutizione.

Macchine che suonano il clacson e rallentano prima della curva.

Rilassandomi nel mezzo di questo festival dei sensi,

presente, viva nella direzione del momento.

Qualcuno la chiama meditazione,

qualcuno perso nei pensieri non esperisce mai la ricchezza del momento.

 

I sensi sono degli strumenti che ci sono dati dalla natura per poterci orientare e stare in equilibrio, prendere parte, ricevere e dare, proteggere sé stessi, in breve vivere.

Non sono solo mezzi di sopravvivenza ma possono essere usati per portare consapevolezza, e la consapevolezza trova espressione nell’amore e nella meditazione.

La buona notizia è che non abbiamo bisogno di comprare o creare i sensi, la cattiva notizia è che ci dimentichiamo di usarli o che li diamo per scontati.

Quindi abbiamo bisogno di ri-scoprirli, imparare la loro lingua, così che possiamo venire arricchiti dalla loro saggezza.

 

Le opportunità sono infinite, ogni passo che facciamo, ogni respiro che prendiamo, ogni suono che udiamo, ogni forma o colore che vediamo, ogni odore o sapore, qualsiasi cosa che tocchiamo possono essere usati. Tutto ciò che abbiamo bisogno di fare è essere presenti mentre accade, niente di più e niente di meno. Essere presenti con ciò che è porta rilassamento, e la meditazione avviene solo nel rilassamento. Meditazione non è né spirituale né non spirituale, è essere presenti nel momento.

 

Come mai questo lavoro con i sensi è attraente per chi lavora sul corpo?

Perché lavorare sul corpo ci muove già in quella direzione. La maggior parte dei body-worker usa il senso del tocco come strumento principale. Così i body-worker hanno già imparato a connettersi e ad usare un senso, e questo rende più facile trasferire questa conoscenza agli altri sensi. Normalmente non siamo consapevoli di quante informazioni riceviamo simultaneamente dagli altri sensi mentre tocchiamo; vediamo come il cliente si muove o cammina o sta sdraiato sul lettino, rilassato o teso, l’espressione e il colore della faccia, il ritmo del respiro. Sentiamo gli odori del corpo e della bocca, udiamo i brontolii della pancia e il tintinnare nel petto, sentiamo i cambiamenti delle pulsazioni del sangue. Tutto contribuisce al modo in cui procediamo nel lavoro, rallentare, fermarsi ad indagare, accelerare o continuare.

 

Dato che il lavoro sul corpo è dipendente dalla sensibilità dei sensi, è essenziale affinare questi strumenti per dare supporto, arricchimento, intensificare e rendere il lavoro più facile. Più informazioni riceviamo attraverso i sensi, più feedback valido riceviamo. Via via la fiducia cresce, il rilassamento diventa più profondo, meno abbiamo bisogno di fare e più essere accade, la sintonia con il cliente e con il processo si raffina. Diminuisce il bisogno di pensare o di ricorrere alla conoscenza, perché in questa immediatezza viva e in questa sinfonia di risposte tutto è ricevuto e ci possiamo rilassare e deliziare in questo “accadere insieme”.

L’informazione dai sensi è immediata, sempre nell’adesso, è fresca e generalmente ce ne possiamo fidare più delle speculazioni e delle idee create dalla testa.

In questo processo si crea ciò che possiamo chiamare una banca di memoria “privata”, basata sulla propria esperienza di vita. La fiducia a stare nel presente cresce, l’intuito è stimolato, non c’è bisogno di dipendere dalla conoscenza imparata da altri, per quanto alle volte possa essere utile.

 

Perché lavorare con i sensi può essere di interesse per chi non lavora sul corpo?

Stare nei sensi stabilisce o approfondisce le connessioni con il momento, con l’adesso, dà radicamento, ci rende più ricettivi, porta consapevolezza e gioia.

Solo se siamo connessi con i sensi possiamo prenderci la responsabilità delle nostre azioni, perché proprio la connessione con i sensi ci mette in grado di rispondere ai nostri bisogni e alle richieste del momento. Quando siamo nei sensi sperimentiamo la vita non come una catena di problemi ma come una moltitudine di situazioni presenti che hanno bisogno di essere viste, ascoltate e sentite. Non è il fatto del momento che cambia ma l’interpretazione che ne diamo, e questo è il vero problema. Il famoso esempio del bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto. “Oh, è solo mezzo pieno”, dice il pessimista. “Aaah, meraviglioso, è mezzo pieno”, dice l’ottimista. Quello che è l’atteggiamento che portiamo al fatto del momento lo colora con le sfumature della nostra personalità. Essere nei sensi ci aiuta a rilassare la presa della personalità o dell’ego, ci permette di ricevere informazioni più valide basate nel presente, perciò ci rende meno giudicanti verso noi stessi e verso gli altri, e all’opposto più consapevoli, compassionevoli e amorevoli. Cosa c’è ancora da desiderare?

 

Ricerche recenti hanno mostrato che nell’intestino, nella pancia, ci sono il doppio di connessioni che dalla pancia vanno al cervello, rispetto a quelle dal cervello alla pancia. La pancia sembra essere il posto dove le emozioni, le sensazioni e le informazioni in entrata vengono processate, dove abbiamo delle sensazioni di pancia riguardo qualcosa o qualcuno, dove l’intuito e la fiducia hanno le loro radici, dove respiriamo quando siamo rilassati.

Essere connessi con i sensi crea equilibrio tra la testa e la pancia, ci dà due gambe su cui stare in piedi. Ci sentiamo più forti nell’affrontare le onde, gli alti e i bassi della vita. Spontaneità, giocosità e umorismo possono affiorare. E tutto questo insieme sono gli ingredienti della meditazione.

Meditazione è essere rilassati in questo momento, presenti, a nostro agio con ciò che è, non volere niente altro che questo, non voler essere da nessun’altra parte se non qui. Separazione e confini si dissolvono. Il senso di essere uno trabocca tutto attorno, lavando via isolamento e solitudine, siamo di nuovo naturali, disponibili alla vita.

Così possiamo usare ogni situazione, essere sotto la doccia, guidare la macchina, mangiare la pasta, bere vino o cappuccino, anche fumare una sigaretta, come porta per la meditazione, finchè abbiamo la volontà di farne esperienza diretta, essere in essa e nei nostri sensi. La meditazione non dipende da uno speciale arrangiamento – sedersi su un cuscino con la postura perfetta – o da un orario specifico – 7-8 mercoledì mattina. Il nostro corpo è l’arrangiamento, disponibile 24 ore al giorno, perfettamente equipaggiato, abbastanza meraviglioso!

Un effetto collaterale trasformativo dell’essere nei sensi è che diventa sempre più difficile continuare con abitudini dannose: mangiare troppo o troppo poco, fumare o bere eccessivamente, darsi la colpa o darla agli altri, fare la vittima oppure il tiranno, solo per dirne alcune.

 

Come mai ti sei messa a lavorare con i sensi?

Un’esperienza chiave è stata quella del dolore che si dissolveva nel mio corpo mentre facevo un massaggio a un amico che stava male.

L’attenzione verso l’altro permise alle tensioni di disperdersi nel mio corpo. Non ero consapevole di essere io a creare il dolore nel mio corpo trattenendo amore perché me ne sentivo indegna.

Nell’atto di fare un massaggio questa energia naturale e amorevole cominciò a fluire, guarendomi almeno quanto l’altro. Via via cresceva la consapevolezza di quello che stava accadendo. E con essa emerse gratitudine per essere riconnessa con una parte della vita che avevo falsamente rifiutato mentre tutto ciò di cui c’era bisogno era farsi da parte e permettere a ciò che c’era di fluire. Questa sensazione di flusso e connessione era meravigliosa, e mi spinse sul cammino di trovare modi con cui averne ancora, per restare connessa e non perderla di nuovo.

Un’altra esperienza successe quando stavo imparando l’approccio cranio-sacrale di lavoro sul corpo, ed ero preoccupata che non ci sarei mai riuscita. Quando le mie mani sentirono questa pulsazione vitale per la prima volta, un incontro così intimo da essere a essere senza dover fare niente ma solo essere presente e sentirlo. Questa esperienza mi ha toccato profondamente…e resa umile allo stesso tempo, di nuovo tutto ciò che c’era da fare era togliersi di mezzo, essere nelle mani, essere nei sensi.

E anche notare come i sensi si aprono dalla meditazione – l’erba sembra più verde, la fragranza dei fiori ha un odore più dolce – ha risvegliato il mio interesse.

Questi sensi sembravano porte che portavano verso la consapevolezza, l’amore e la meditazione e venendo dalla parte della meditazione aprivano a una sensibilità maggiore, la gioia dell’esperienza ricca, una connessione interiore ed esteriore, più amore per la vita. Sembrava una situazione vincente che valeva la pena perseguire.

 

Quali sono i metodi usati nel lavoro sui sensi?

Vengono usate meditazioni del Vigyan Bhairav Tantra, una collezione di 108 metodi messi insieme da Tantrikas, praticati da Shiva e Shakti molti secoli fa, usando i sensi per la consapevolezza e la meditazione. Questi metodi sono altrettanto validi oggi.

Anche meditazioni attive, tecniche di consapevolezza sensoriale, danza, Chi Gong, massaggio e attività spontanee divertenti arricchiscono questo lavoro.

E poi lavori specifici dedicati ad ognuno dei sensi principali, visivo, auditivo e cinestesico.

 

gangasat@gmx.net

 

Ganga Cording è laureata in psicologia e ha condotto per moltissimi anni ritiri di meditazione zen (Kyol Che). Dal 1975 guida i gruppi “Who is in?” e “Satori”.