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ESSENZA – Kapil intervista Avikal

KAPIL PILERI INTERVISTA AVIKAL COSTANTINO

 

KapilCHE COS’E’ IL LAVORO SULL’ESSENZA?

Avikal – E’ sicuramente una domanda non facile a cui rispondere, perché definire l’essenza vuol dire definire l’essere, e definire l’essere è impossibile. E’ molto facile definire la personalità, visto che è falsa ed è un’imitazione, ma definire l’essere è praticamente impossibile. Il lavoro sull’essenza ha a che fare con come l’Essere si manifesta attraverso delle qualità specifiche universali che possiamo riconoscere in noi stessi, nelle altre persone e in genere in tutta la realtà intorno a noi.

Il lavoro sull’essenza, così come è presentato nel training, affronta ed include i vari livelli: personale, relazionale e universale.

Il primo di questi livelli è il lavoro attraverso i Lataif. Lataif è una mappa creata originariamente dai Sufi (ma si può trovare qualcosa di molto simile anche nella tradizione Buddista Tibetana) che include quelle che loro chiamano le manifestazioni sottili dell’essere. Infatti Lataif è una parola araba che vuol dire “sottile”. Queste manifestazioni sottili fondamentali sono 5, e sono: la volontà, la forza, la pace, la compassione e la gioia e corrispondono a 5 colori: il bianco, il rosso, il nero, il verde e il giallo ed hanno anche centri specifici nel corpo.

Una seconda parte del lavoro sull’essenza, ha che fare con il capire come queste qualità si manifestano originariamente nelle diverse fasi di sviluppo del bambino, e come attraverso il condizionamento familiare, sociale, religioso e così via, perdiamo la connessione, il contatto con queste qualità, e quali sono gli effetti di questa perdita. Quando perdiamo il rapporto con l’essenza, quindi con la nostra vera natura, e creiamo un’imitazione con cui ci identifichiamo: la nostra personalita’. Essa e’ una falsa identità, quella che viene chiamata “una fissazione”. Le fissazioni sono raggruppate in una mappa, che è quella dell’Enneagramma, che vuol dire appunto “9 tipi”, e questa è un’altra parte di questo lavoro sull’essenza che e’ usato per chiarificare gli elementi di meccanicità del nostro comportamento.

Un terzo elemento fondamentale del lavoro sull’essenza è il lavoro con il Superego, quindi il lavoro con il Giudice Interiore, che diventa il guardiano interno, e spesso anche esterno, della nostra personalità, dello status quo. Questa parte include una fusione della comprensione dello sviluppo essenziale la psicologica classica, fondamentalmente quella Freudiana, di rapporto tra Ego, Super-Ego e di quello che Freud chiama Id, cioè gli impulsi. Naturalmente fare una cosa del genere in 25 giorni è un’impresa (ride). Questo lavoro è stato passato a me e a Rafia da uno dei creatori, dei fondatori di questo lavoro sull’essenza, Faisal Muqaddam, che lo ha creato insieme ad Almaas, a metà circa degli anni 70 e che adesso è il direttore del Diamond Logos. Quando Faisal ha passato a noi questo approccio lo ha definito “high-tech spirituality”, cioè spiritualità di alta tecnologia. Ed effettivamente la sintesi di tutti quanti questi elementi a cui prima ho accennato, permette di creare uno strumento di comprensione della nostra realtà interiore che è estremamente preciso. Il lavoro sull’essenza come noi lo proponiamo è stato, nella mia esperienza personale, e può essere, un ponte tra la terapia e la meditazione. Se volete anche un ponte tra la personalità e lo spirito.

 

KapilA CHI E’ RIVOLTO QUESTO TRAINING SULL’EZZENZA?

Avikal – Intanto, ci tengo a dirlo, è un training esperienziale sull’essenza. Esperienziale sull’essenza vuol dire che questo training ha come scopo fondamentale quello di dare ai partecipanti degli strumenti per comprendere e fare l’esperienza delle qualità essenziali fondamentali. Quello che dicevo prima: la pace, la gioia, la compassione, la forza e la volontà. Non si tratta semplicemente di avere informazioni o di avere delle definizioni, si tratta si riconoscere come in ognuno di noi si manifestano queste qualità universali, e come queste qualità universali assumono anche connotazioni personali e uniche, a seconda della persona in cui si manifestano. Quindi possiamo vedere noi stessi ognuno come un cocktail diverso, che ha tutti questi elementi all’interno, che sono appunto universali, per cui li ritroviamo in te, in me, in tutti quanti, però ogni cocktail, ogni mescolanza, è leggermente diversa, o molto diversa, dalle altre. Allora diciamo che la cosa fondamentale è avere la capacità di usare la personalità e le tematiche della personalità in maniera creativa, costruttiva, inclusiva, per passare attraverso queste tematiche a un’esperienza dell’essenza.

Questo è già un modo di avvicinare le personalità molto diverso dal solito, nel senso che in questo insegnamento la personalità non è vista come qualcosa che va rifiutato, qualcosa che è sbagliato, qualcosa contro cui combattere, ma è vista semplicemente come un tentativo inconscio del nostro sistema di riproporre, di rimanifestare qualità essenziali con cui abbiamo perso il contatto. E allora, se noi capiamo la personalità invece di lottarci contro, se noi riduciamo la conflittualità o addirittura togliamo di mezzo la conflittualità con la personalità, possiamo usarla per rientrare in contatto con delle qualità essenziali. E lo possiamo fare attraverso delle aperture particolari, che esistono nella personalità, e che in questo sistema vengono chiamate “i buchi”. Questi buchi sono delle sensazioni di mancanza, di assenza, di cui tutti noi facciamo esperienza nella nostra vita, spesso non sapendo cosa è che ci manca, cosa è che è assente. Quando noi, invece di rifiutare questa sensazione, ci stiamo dentro e investighiamo, facciamo inchiesta su che cos’è questa sensazione, su com’è che si manifesta in noi, allora possiamo usare questa porta per ricollegarci con la qualità essenziale con la quale abbiamo originariamente perso connessione. Faccio un esempio: l’avidità. L’avidità è una cosa che tutti condannano. Tutti dicono: l’avidità è sbagliata, non bisogna essere avidi, e così via. Però la realtà è che in un modo o nell’altro, siamo tutti avidi. Ci sono quelli che sono avidi di denaro, ci sono quelli che sono avidi di successo, ci sono quelli che sono avidi di amore, ci sono quelli che sono avidi di passione, ci sono quelli che sono avidi di spiritualità e illuminazione e così via. Condannare l’avidità, semplicemente dicendo che è una cosa sbagliata, non serve fondamentalmente a niente se non a farci sentire in colpa e a negare qualcosa che c’è. Allora una domanda molto più intelligente è quella di chiedersi “Come mai c’è questa avidità? Cosa c’è dietro a questo desiderio di possedere, di avere, sia che siano cose materiali, sia che siano cose immateriali, cos’è questa voglia di avere?” Ora, se noi indaghiamo profondamente e andiamo dentro questo buco, in cui sentiamo che ci manca qualcosa, quindi vogliamo qualcos’altro, abbiamo il bisogno di possedere qualcosa o qualcuno, stando lì e ricercando, prima o poi finiremo nel ricollegarci con quella che è una memoria profonda del fatto che noi, quando siamo nati, e nei primi mesi di vita, eravamo tutto. Non avevamo niente, ma eravamo tutto. Cioè c’era una completa unità a livello dell’essere. Questa unità è stata distorta, è stata danneggiata, per cui cerchiamo di ricostruire questa unità possedendo oggetti, quindi avendo cose, invece che essendo noi. Allora dietro l’avidità in realtà ci stà un senso dell’unità dell’esistenza. Allora è chiaro che se noi condanniamo questa cosa che succede nella personalità, l’avidità, non riusciremo mai a capire cosa è che si nasconde dietro, qual è la qualità essenziale che in realtà noi vogliamo riconquistare o con cui vogliamo riconnetterci.

La domanda era anche a chi e’ rivolto, giusto? Fondamentalmente è rivolto a tutti quanti, a tutti coloro che vogliono avere un’esperienza più diretta, e anche piu’ profonda, di quello che è il proprio essere e di come questo essere si manifesta in modi differenziati. Si rivolge a coloro che hanno la chiara sensazione che c’è di più nell’esistenza di quello che sembra esserci offerto dalla vita quotidiana. Si rivolge sicuramente a terapisti, a persone che lavorano con altre persone, in quanto gli può permettere, non soltanto di avere un’esperienza personale di qualità essenziali, ma anche di essere in grado di imparare a riconoscere come queste qualità esistono nelle altre persone, e imparare a sostenere queste qualità in se stessi, e quindi anche negli altri. Si rivolge a persone che sono sia terapisti nella maniera classica, tipo psicologi, o psicanalisti e persone del genere, sia a terapisti del corpo, nel senso che le qualità essenziali non sono delle astrazioni, non sono delle qualità astratte mentali o ideali, sono delle presenze energetiche e anche con qualità proprio fisiche. Per cui per esempio, la qualità essenziale dell’oro o della fusione, è una qualità fondamentale che può essere utilizzata per ristabilire e pacificare il sistema nervoso. Mentre invece la qualità rossa o la qualità della forza è molto utile per tutto quanto riguarda il sistema muscolare. E così via. Il bianco ha a che fare con la spina dorsale, ha a che fare con particolari organi. Per cui ogni qualità essenziale esiste fisicamente nel corpo, non è un’astrazione, e quindi può essere usata per indirizzare in un modo particolare la ricerca attraverso il lavoro nel corpo. O anche per attivare particolari forme di guarigione, anche per risolvere particolari patologie a livello fisico. Per esempio, noi sappiamo, usando questo sistema, che la maggioranza delle malattie che hanno a che fare con la pelle, hanno a che fare con quello che noi chiamiamo lo strato della fusione negativa con la madre. Che è uno strato particolarmente importante formatosi nei primi 3, 4 mesi di sviluppo dell’infante, e che ha a che fare con la qualità rossa, l’essenza rossa e l’essenza gialla. Per cui lavorando sull’essenza si può, da un’altra direzione, intervenire sul corpo e sull’origine di tutta una serie di disfunzioni a livello fisico.

 

KapilQUALI SONO GLI EFFETTI O I BENEFICI, A PARTE QUELLI CHE HAI GIA’ DESCRITTO, PUO’ AVERE QUESTO TIPO DI TRAINING SULLE PERSONE?

Avikal – Innanzitutto parlo della mia esperienza personale, oltre a quello che ho visto nelle persone intorno a me e a cui ho fatto formazione in questi ultimi 7-8 anni. Questa mappa, questa comprensione, dà un grande senso di rilassamento e di pace interiore. Il fatto di smettere di vedere la personalità come qualcosa di negativo, di sbagliato, contro cui combattere, con cui incazzarsi, da rifiutare, e così via, ma semplicemente vedendola come un tentativo infantile, distorto, di ritornare a casa, di ricreare una connessione con l’essenza, può dare un rilassamento profondo, perchè toglie di mezzo uno dei conflitti, forse il conflitto principale che noi abbiamo: il fatto di voler tornare a casa e di combattere contro noi stessi per farlo. Questo superamento di un conflitto tra personalità, falsa identità e identità Essenziale, crea un’enorme rilassamento e accelera enormemente il processo di crescita. Perché togliamo di mezzo quello che è un freno fondamentale, cioè il fatto di rifiutare ciò che noi sembriamo essere nella personalità. Mentre invece il fatto di lavorare con l’essenza nei modi che ho tracciato prima, ci permette di capire perché siamo in un certo modo, perché funzioniamo in un certo modo, e come usare questo funzionamento per rientrare in contatto con la nostra vera natura.

L’altro beneficio che sicuramente è quello fondamentale è che quando noi apriamo le porte all’essere…(ride) l’Essere arriva. L’Essere arriva, e comincia a fare il lavoro per noi, nel senso che quanto più si manifesta l’Essenza tanto meno c’è bisogno per noi di fare qualunque cosa, ma si lascia proprio che siano le qualità essenziali a fare ciò che c’è bisogno. Io ricordo per esempio quando ho fatto il mio primo training con Faisal, che ricevetti una sessione durante il training, e dopo pochi secondi che la sessione era cominciata, andai a finire immediatamente nell’essenza nera, nell’essenza della pace e del potere personale. Alla fine della sessione Faisal mi dette quello che io considero uno dei consigli migliori che ho mai ricevuto, poiché mi disse: “Tu da adesso in poi non fai più i conti con nessuna tematica. Semplicemente vai nell’essenza nera e lascia che l’essenza lo faccia per te.” Ed è proprio così. Cioè, nel senso che una volta che noi apriamo le porte all’essere, l’essere ci riempie di doni, di gioielli, di possibilità, che magari fino a qualche momento prima sembravano assolutamente impossibili.

Un terzo elemento, che è successo a me ma che ho visto succedere a molte persone coinvolte con questo lavoro, è che all’improvviso tutta una serie di elementi di comprensione che sembravano sparsi qui e lì, cominciano a collegarsi l’uno con l’altro. Quindi, l’essenza funziona come una specie di internet interiore, che comincia a ricollegare tutta una serie di aspetti della nostra esperienza che apparentemente sembrano distaccati. Così come avviene quando uno fa una buona sessione di Cranio-sacrale, che arriva lì e sente la gamba separata dal naso, il naso separato dal polmone, il polmone separato dal ginocchio, il ginocchio separato dal culo, e così via, e alla fine della sessione uno dice “Ah, il mio corpo è intero!”. La stessa cosa avviene attraverso l’essenza: l’essenza crea unità. Ed è ovviamente un’esperienza meravigliosa. E’ un’unità tra la personalità e l’essere, il relativo e l’assoluto, il manifesto e il non manifesto.

 

KapilALLORA AKIVAL, HAI MOLTI ANNI DI ESPERIENZA DI LAVORO SUL COPRO, COME SI PUO’ INTEGRARE QUESTO TIPO DI LAVORO CON UN QUALSIASI TIPO DI LAVORO SUL CORPO, IN QUESTO CASO IL CRANIO-SACRALE, MA PUO’ ESSERE LO SHIATSU, O IL REBALANCING, O L’HARA?

Avikal – Allora, fammi partire al contrario, cioè nel senso che proprio pochi giorni fa, alla fine di un altro gruppo che fa parte del lavoro sull’essenza, io domandavo a me stesso cos’è che mi aveva aiutato in questi anni a trovare un rapporto così velocemente con questo lavoro. E anche con la manifestazione pratica, momento per momento, delle mie qualità essenziali. E la risposta era, il mio rapporto con il mio corpo. Cioè il fatto di aver fatto tanto lavoro sul corpo mi ha permesso, mi permette, di avere un rapporto con l’essenza che non è astratto, non è teorico, non è ideologico, è fisico, è presente nel corpo. La forza e la volontà e la compassione non sono un’astrazione, non sono dei buoni ideali del buon sannyasin, del buon cristiano o della buona persona, sono manifestazioni reali che esistono a livello fisico, energetico, emozionale, mentale, spirituale, in noi. E ovviamente, visto che viviamo in un corpo, il fatto di poterle sentire a livello fisico, ci permette di averci un rapporto molto più intimo. Avere un rapporto con la mia anima a livello fisico, è possibile. Non è un’idea, l’anima non è un’idea. L’anima è una manifestazione del flusso della consapevolezza momento per momento, nel corpo. E quindi questo è nelle cellule. Il fatto di avere un rapporto buono con il proprio corpo, o di lavorare con il proprio corpo o con i corpi altrui, accelera enormemente la comprensione della presenza dell’essenza. E viceversa. Nel senso che quando noi cominciamo a sentire la presenza di qualità come la compassione, o la guida, o il valore, a livello fisico, è una beatitudine, è un’estasi, è una sensazione di grande pienezza e di grande realtà. Cioè, sappiamo, cominciamo a sentire che siamo veri. Che al di là delle maschere che portiamo, e al di là della falsa personalità, al di là dell’identificazione con queste cose fasulle, c’è qualcosa in noi che è assolutamente vero, reale, presente, che può essere sentito, percepito, e usato, condiviso. Si, proprio a livello del corpo fisico. E toccato. Per cui, per esempio, una parte dell’insegnamento dell’essenza ha a che fare proprio con la maniera in cui diverse qualità essenziali si manifestano nel corpo fisico, attraverso degli strati. Ricordiamoci anche che allo stesso tempo il nome Lataif di questa mappa vuol dire “i sottili”. Quindi vuol dire anche che, attraverso il lavoro con l’essenza, si aprono dei canali di percezione a livello interiore ma anche esterno, che ci fanno vedere, sentire, toccare, una realtà diversa da quella a cui normalmente siamo abituati. Che per esempio è molto facile toccare in un bambino, quando ancora è molto piccolo. Ed è molto più difficile toccarlo, sentirlo e vederlo, in un corpo irrigidito, in una mente e in un cuore irrigidito di un adulto. Ma in un bambino è molto più facile vedere, ad esempio, la forza. O vedere la curiosità e la gioia. Sono evidenti, si possono sentire toccando il corpo fisico, questo movimento di champagne, di bollicine che esiste dentro il corpo di un bebè. In noi lo sentiamo, per esempio, in momenti di amore, in momenti di meditazione, in momenti di grande presenza. In genere non sono molto percepite le qualità essenziali. Però le abbiamo, le conosciamo, si tratta solo di riconnetterci esse.

 

 

Avikal Costantino: prima di diventare sannyasin nel 1983, ha girato il mondo lavorando come antropologo, fotografo e scrittore.

Il suo amore per le Arti Marziali, che ha cominciato a praticare nel 1970, lo porta a diventare insegnante di Aikido e Spada nel 1987, mentre il suo amore per il corpo gli fa imparare e praticare professionalmente lo Shiatsu, il Yu-ki e il Seitai (tecniche di guarigione con le mani).

Dal 1989 al 1994 è direttore dell’Osho School for Centering and Zen Martial Arts a Pune (India) e fotografo del Maestro Osho nei suoi ultimi anni di vita.

Ha poi condotto ricerche e un esteso lavoro sull’Hara, e attualmente dirige gruppi Zen come Who is in? e Satori ed è uno degli insegnanti del lavoro sull’Essenza e il Superego (dal Diamond Logos Teachings come insegnato da Faisal Muqaddam).

Dirige inoltre seminari su Presenza, Consapevolezza e Risoluzione dei conflitti nella veste di Life-Coach e Management Trainer, in Germania ed Australia.

www.integralbeing.com info@integralbeing.com

 

Kapil Pileri: Insegna Cranio-Sacrale dal 2000 con l’Associazione Culturale Mu e presso altri centri, in cui si è formato con Kranto Murphy. Ha inoltre una formazione di Intensive Awareness con Ganga Cording e Avikal Costantino, e tiene regolarmente ritiri di meditazione “Who is in?”; ha una formazione in Costellazione Familiari presso il Centro Studi Hellinger diretto da Attilio Satyam Piazza. E’ tra i fondatori dell’Associazione Culturale Mu, collabora con l’Associazione Villaggio Globale di Bagni di Lucca e con The Campus di Povegliano (Verona).